Il tuo browser non è aggiornato. Aggiorna il tuo browser per una maggiore sicurezza, velocità e la migliore esperienza su questo sito.

Caratteristiche degli impianti gas medicali

martedì, febbraio 26. 2019

Le tipologie e i requisiti degli impianti per lo stoccaggio, la distribuzione e l’evacuazione dei gas medicali nelle strutture sanitarie
caratteristiche_degli_impianti_gas_medicali

In ospedale, gli impianti per i gas medicali rivestono un’importanza fondamentale: basta infatti una minima interruzione nella loro fornitura per mettere a rischio la vita dei pazienti che ne devono usufruire.

 

Lo scopo di questi sistemi è infatti quello di erogare ai pazienti sostanze d’importanza vitale come l’ossigeno.

 

Per questo motivo, in fase di progettazione bisogna innanzitutto preoccuparsi della sicurezza degli approvvigionamenti.

 

Gli altri aspetti che devono essere accuratamente considerati in fase di progetto sono:

 

  • la purezza e la qualità dell’output, sia in riferimento ai pazienti che ai macchinari che ne fanno utilizzo;
  • la pressione, che deve essere costante e in accordo ai parametri fissati dagli amministratori del sistema;
  • la sicurezza dei pazienti e degli operatori;
  • l’efficienza, ossia la capacità di offrire il risultato migliore al minimo costo possibile.

 

Le norme ISO di riferimento sono la UNI 11100 del 2011, che integra le due norme precedenti UNI EN ISO 7396-1 (2010) e UNI EN ISO 7396-2 (2007).

 

Le principiali tipologie di impianti di gas medicali nelle strutture sanitarie

Attualmente, in ospedale ne esistono due tipi:

 

  • Impianti di distribuzione dei gas medicinali compressi e del vuoto
  • Impianti di evacuazione dei gas anestetici.

 

La prima tipologia comprende un sistema completo, in grado di distribuire i gas medicali ai pazienti che ne hanno bisogno o agli strumenti che ne fanno impiego, oltre al vuoto, ossia una pressione inferiore a quella atmosferica utilizzata in genere per l’aspirazione di sangue o altri liquidi.

 

La seconda serve invece a convogliare e scaricare fuori dalla struttura i gas anestetici dopo l’impiego in sala operatoria.

 

L’importanza della centralizzazione

La scelta più consigliata per gli ospedali riguardo a questo tipo d’impianto è quella centralizzata. In questo modo si ottengono numerosi benefici:

 

  • Sicurezza: si evita di disperdere in giro per la struttura sorgenti d’alimentazione potenzialmente pericolose come le bombole a pressione.
  • Comodità di utilizzo: i gas medicinali vengono erogati tramite prese a muro immediatamente accessibili.
  • Economicità: la manutenzione e i costi d’installazione vengono ottimizzati e ridotti.
  • Nel caso dell’impianto di distribuzione dei gas anestetici, si ha inoltre una riduzione dell’esposizione del personale sanitario ai medesimi.

 

Le caratteristiche degli impianti di distribuzione dei gas medicinali compressi e del vuoto (IDGM)

 

Le componenti principali di un IDGM ( che sta per Impianto Distribuzione Gas Medicinali) sono le seguenti:

 

  • 1 Centrale d’alimentazione, ossia la sorgente che alimenta l’impianto fornendo i gas e il vuoto.
  • 2 Rete di distribuzione, che convoglia i gas ai terminali di erogazione.
  • 3 Terminali di erogazione, o prese, ossia i punti di prelievo e utilizzo dei gas medicinali all’interno della struttura.
  • 4 Sistemi di monitoraggio e allarme. Tengono sotto controllo il sistema stesso segnalando potenziali situazioni di criticità (ad esempio, blocco di alcune prese, variazioni di pressione nelle condutture, anomalie del funzionamento dei macchinari della centrale d’alimentazione).

 

In particolare, la centrale d’alimentazione

Le sorgenti d’alimentazione possono consistere di compressori, pompe del vuoto, gas conservato in stato liquido o criogenico in bombole, concentratori di ossigeno e sistemi di filtrazione.

 

Non è detto che queste macchine siano tutte necessariamente concentrate nello stesso luogo, anche se il sistema è centralizzato. Questo perché il trattamento di ciascun gas medicale pone problematiche diverse.

 

Ad esempio, gli evaporatori fissi hanno necessità costruttive, di controllo e di manutenzione diversi da un gruppo di compressione per aria medicale, e sono quindi oggetto di apposite regolamentazioni ministeriali.

 

Invece è sempre fondamentale assicurare la continuità del servizio e dell’erogazione. Questo avviene, a livello progettuale, utilizzando la ridondanza, ossia costruendo una centrale che può erogare almeno il triplo del fabbisogno massimo richiesto dalla struttura sanitaria.

 

Il problema della continuità dell’erogazione

Abbiamo detto che la necessità di assicurare la continuità dell’erogazione è il punto più importante da tenere a mente progettando un impianto di distribuzione dei gas medicinali ospedaliero.

 

La soluzione richiesta a livello normativo è quello di adottare almeno tre sorgenti:

 

  • Una primaria, destinata a essere utilizzata in regime ordinario.
  • Una secondaria, che si attiva in caso di guasto della precedente.
  • Una di riserva, o terziaria, che deve garantire la continuità del servizio fino a che la situazione non torna normale.

 

Le tre sorgenti non devono essere necessariamente macchine di generazione dei gas medicinali; si può ricorrere in tutto o in parte a contenitori, purché di capienza tale da assicurare la continuità dell’erogazione del servizio.

 

Il calcolo dello stoccaggio

La normativa non da criteri specifici sulle quantità da stoccare, demandando a ogni struttura sanitaria l’elaborazione di una politica su questo punto.

 

Sarà quindi necessario, calcolato il fabbisogno massimo possibile richiesto al sistema in condizioni di stress, valutare:

  • La probabilità di eventi eccezionali che possano compromettere il funzionamento dell’impianto.
  • La lontananza rispetto al fornitore.
  • Le condizioni di viabilità o ambientali, il loro peso sulla logistica.

 

Questo lavoro è fondamentale soprattutto per i gas medicinali non producibili in loco, che devono necessariamente essere forniti periodicamente dal fornitore secondo condizioni contrattuali e piani di approvvigionamento accuratamente valutati e ponderati.

 

I requisiti tecnici e progettuali

Tipicamente, l’aria medicale viene fornita da un gruppo di compressione, che dovrà essere collocata in locali idonei al chiuso. Per maggiori informazioni, consigliamo la lettura del nostro articolo sulla sicurezza e installazione dei compressori.

 

Invece, gli altri gas medicali (azoto, ossigeno) vengono stoccati in particolari aree in genere in bombole o altri contenitori idonei. I requisiti da rispettare sono numerosi. In sintesi, le linee guida ministeriali indicano, tra quelli più importanti:

  • Facilità di accesso dell’area al personale incaricato.
  • Ubicazione su terreno pianeggiante.
  • Rispetto distanza sicurezza minima di almeno 15 metri.
  • Se collocati in locali, questi devono essere adeguatamente ventilati e costruiti con materiale incombustibile.
  • I serbatoi criogenici devono essere installati all’aperto e circondati da muro di recinzione in rete metallica di almeno 2 metri di altezza.
  • Disposizione della necessaria cartellonistica di divieto e allerta.

 

Gli impianti di evacuazione dei gas anestetici (SDEGA)

schema tipo impianto di evacuazione dei gas anestetici (SDEGA)

Lo scopo di questo sistema è quello di aspirare, convogliare ed espellere i gas anestetici fuori dalla sala operatoria.

 

Esistono due tipologie di evacuazione:

 

  • Tipo attiva, che utilizza un tubo venturi alimentato ad aria compressa.
  • Tipo passiva, che utilizzano un soffiante con depressione regolabile a valle dell’impianto di evacuazione.

 

Un sistema di evacuazione dei gas anestetici si compone tipicamente dei seguenti elementi:

 

  • 1 Generatore: fornisce la pressione negativa necessaria a risucchiare i gas da espellere.
  • 2 Rete di scarico.
  • 3 Unità terminali. In questo caso, sono delle prese che mettono a disposizione degli operatori la pressione negativa necessaria per effettuare lo scarico.
  • 4 Un sistema di indicazione, che segnala che il sistema sta funzionando.
  • 5 Un sistema di tubi di scarico e relativo punto di scarico.
  • 6 Sistemi di regolazione della pressione e della portata.
  • 7 Alimentazione del generatore (può essere ad aria compressa, elettrica o pneumatica).

 

Per motivi facilmente intuibili, il punto di scarico degli impianti di evacuazione dei gas anestetici (indicati anche con l’acronimo SDEGA) non deve essere vicino alle prese d’alimentazione degli impianti di produzione dell’aria medicale o di ventilazione e areazione.

 

I problemi posti a livello di progettazione riguardano soprattutto la sicurezza degli operatori e dei pazienti, legati al rischio di dispersione ambientale degli anestetici o a una loro incompleta evacuazione.

 

Ricordiamo al lettore che BOGE è all’avanguardia nelle soluzioni per la produzione di aria compressa per ospedali con una ricca gamma di prodotti. Inoltre, offre un servizio di consulenza e orientamento sui problemi specifici degli impianti di gas medicali. Per chi desidera maggiori informazioni, contattare i nostri uffici BOGE Italia o il concessionario più vicino.

 

Cliccare sul link di seguito per ritornare alla nostra guida sull’aria medicale; per approfondire l’argomento degli impianti gas medicali, si possono invece consultare i seguenti documenti di approfondimento:

 

Linee guida sugli impianti gas medicali a cura di Federchimica

https://assogastecnici.federchimica.it/docs/default-source/linee-guida/linee-guida-gruppo-gas-medicinali/2015-09-15-linea-guida-dimensionamento-centrali.pdf?sfvrsn=4d6ae528_4