Il tuo browser non è aggiornato. Aggiorna il tuo browser per una maggiore sicurezza, velocità e la migliore esperienza su questo sito.

Perché c’è acqua nel mio impianto ad aria compressa

mercoledì, dicembre 18. 2019

Una delle problematiche che più di frequente colpisce un compressore è la presenza di acqua all’interno dell’impianto. Non è raro infatti che gli addetti trovino tracce di acqua nei tubi, nel serbatoio o addirittura accanto alla macchina
Perché c’è acqua nel mio impianto ad aria compressa

Se ciò sta accadendo anche a voi, vuol dire che il vostro impianto ad aria compressa ha un problema di condensa e che bisogna intervenire subito.

 

Ma cos’è la condensa e perché si verifica in un compressore? Come vi si può porre rimedio? Quali problemi può causare al vostro compressore? Risponderemo a tutte queste domande all’interno di questo articolo.

 

La condensa

Come tutti sanno, il fenomeno della condensa è quel processo fisico che trasforma il vapore acqueo in acqua, cioè porta l’aria dallo stato gassoso allo stato liquido, grazie ad un brusco abbassamento della temperatura. La condensa che si forma nel vostro impianto non è altro quindi che vapore acqueo divenuto acqua. Ma da dove arriva il vapore acqueo? Dall’aria dell’ambiente impiegata per produrre aria compressa.

 

L’aria dell’atmosfera infatti è ricca di acqua, per cui, una volta messa in circolo nell’impianto, conserva il suo grado di umidità e, quando l’aria compressa passa attraverso i sistemi di raffreddamento, l’acqua in essa contenuta condensa, trasformandosi in goccioline che precipitano e ristagnano all’interno delle tubature. Il processo di raffreddamento è indispensabile per la produzione di aria compressa, quindi non se ne può fare certo a meno; è necessario intervenire con dei sistemi che deumidifichino l’aria in entrata o durante la fase di lavorazione, rendendola più secca ed eliminando il vapore acqueo presente in essa. Si stima che, se l’aria dell’atmosfera è umida, l’aria compressa prodotta sarà umida al 100%, e questo può inficiarne la qualità.

 

In genere, maggiore è la temperatura dell’aria, maggiore sarà la presenza di vapore acqueo, quindi è consigliabile collocare il vostro impianto di compressione in luoghi che non siano già caldi e umidi di natura. In alternativa, potete intervenire con dei deumidificatori o essiccatori per seccare l’aria dell’ambiente in cui è installato l’impianto. È importante infatti controllare la temperatura dell’aria in ingresso, allo stesso modo in cui si controlla il suo grado di purezza quando si vuole produrre aria con livello di purezza 0.

 

Oltre alla temperatura, ci sono altri tre fattori da tenere in considerazione: la pressione, il punto di rugiada in pressione e ovviamente le dimensioni dell’impianto.

 

La pressione è la forza che viene utilizzata per trasformare l’arai dell’ambiente in aria compressa; per quanto riguarda l’umidità, maggiore è la pressione, minore sarà il contenuto di vapore acqueo. Lavorare quindi con macchinari ad alta pressione favorisce l’essiccazione dell’aria e l’eliminazione dell’acqua di condensa.

 

Il punto di rugiada in pressione è invece la temperatura a cui l’aria diventa piena d’acqua e comincia a condensare. In un impianto ottimale si cerca di abbassare il più possibile in punto di rugiada in pressione per poter diminuire l’acqua di condensa, tuttavia non sempre è possibile. BOGE offre alcune soluzioni per evitare la formazione di condensa anche ad alte temperature, come vedremo più avanti nell’articolo.

 

Infine, la dimensione dell’impianto: più grande è l’impianto e più aria viene immessa, maggiore sarà la possibilità di condensa.

 

Come porre rimedio alla perdita d’acqua

Per poter porre rimedio alla perdita d’acqua e alla formazione di condensa si può intervenire sia all’esterno dell’impianto che all’interno.

 

Nel primo caso si provvederà a deumidificare l’aria che viene immessa nel compressore aspirandola, ad esempio, non dall’ambiente ma degli appositi serbatori dell’aria, in cui il grado di umidità può essere controllato e quindi abbassato. Attenzione però a svuotarli con regolarità per impedire la formazione di acqua di condensa al loro interno e vanificar e l’acquisto.

 

Se si vuole agire dall’interno è necessario installare un essiccatore. In commercio ve ne sono di due tipi, quelli a ciclo frigorifero, come i BOGE serie DS, e quelli ad assorbimento con sostanze igroscopiche, come i BOGE serie DAZ. I primi vengono utilizzati per portare l’aria ad una temperatura di circa 3°C, mentre i secondi per lavorare a temperature anche di parecchi gradi sotto lo zero, quando occorre produrre aria compressa particolarmente secca.

 

I danni provocati dalla condensa

Abbiamo visto quali sono le cause della formazione di condensa in un compressore e quali i rimedi; ma quali sono i danni che la condensa può causare all’impianto se non si interviene installando un essiccatore?

 

Un primo danno può essere causato dalla formazione di ruggine a causa dell’acqua stagnante, con il conseguente danneggiamento delle parti meccaniche e delle tubazioni; in più, la corrosione di alcuni pezzi aumenta l’attrito fra di essi, facendoli usurare molto più velocemente.

 

Inoltre, la condensa può provocare danni ai comandi, alle valvole, agli utensili finali e all’intero impianto, con il rischio di arrestare per lungo tempo la produzione e di dover investire ingenti somme in una manutenzione straordinaria dell’intero sistema di compressione.

 

Infine, anche la qualità dell’aria compressa prodotta può risentirne, sia a causa dello scolorimento (sempre dovuto alla formazione di ruggine), sia a causa dell’eccesso di acqua nell’aria prodotta: quando l’aria viene impiegata in ambito sanitario o medico infatti, è necessario ottenere il massimo grado di purezza, cosa che non avviene con un impianto che fa condensa.